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Bisfenolo A: utili ma limitate le nuove evidenze relative agli effetti sul sistema immunitario

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Nuovi dati confermano la precedente conclusione dell'EFSA secondo cui il bisfenolo A (BPA) potrebbe avere effetti sul sistema immunitario degli animali, ma le evidenze sono troppo limitate per trarre conclusioni per la salute umana.

A seguito di una richiesta da parte del Ministero della Salute, del benessere e dello sport dei Paesi Bassi, gli esperti dell'EFSA hanno analizzato due studi di Ménard et al. (inediti al momento dell’ultima valutazione completa del BPA a cura dell'EFSA), concludendo che questi presentano importanti criticità relative sia al disegno sperimentale sia all’esecuzione dei test. Inoltre l’elevata variabilità dei dati non consente di stabilire una nuova dose giornaliera tollerabile Stima della quantità di una sostanza in alimenti o bevande, non aggiunta deliberatamente (per esempio, contaminanti), che può essere consumata nell’arco di vita senza rappresentare un rischio significativo per la salute.(DGT) per il BPA.

Come annunciato nel 2015, l'EFSA riesaminerà la propria DGT temporanea di 4 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo (µg/kg pc/die), dopo aver valutato le evidenze scientifiche sulla tossicità del BPA pubblicate a partire dal 2012.

Il prof. Vittorio Silano, presidente del gruppo di esperti scientifici EFSA sui materiali a contatto con gli alimenti, gli enzimi, gli aromatizzanti e i coadiuvanti tecnologici (gruppo CEF), ha dichiarato: "La nuova disamina dell'EFSA avrà inizio nel 2017 e ulteriori studi immunologici simili a quelli di Ménard et al. sarebbero molto utili, se le criticità che noi abbiamo individuato venissero risolte".

La dott.ssa Fleur van Broekhuizen, principale autore di un rapporto dell'Istituto nazionale olandese per la salute pubblica e l'ambiente (RIVM), organismo Essere vivente come l'uomo, gli animali, le piante e i microbi (per esempio, batteri, virus). che ha sollecitato la valutazione delle nuove evidenze da parte dell’EFSA, ha dichiarato: "RIVM apprezza che l'EFSA abbia confermato il parere secondo cui il BPA potrebbe avere effetti sul sistema immunitario. Attendiamo ora con interesse l'esito della prossima valutazione dell’EFSA delle evidenze scientifiche sul BPA". 

Studi di Ménard et al. (2014)

I due studi di Ménard et al. suggeriscono intolleranze alimentari e una ridotta resistenza ("risposta immunitaria alterata") a infezioni parassitarie nei ratti esposti a 5 µg di BPA per kg/pc/die. Le dosi sono state somministrate "in fase perinatale" (cioè prima e subito dopo la nascita).

L'EFSA ha istituito un gruppo di lavoro di esperti internazionali per valutare gli studi, e gli autori hanno gentilmente fornito all'EFSA i dati originari per effettuare la revisione.

Il gruppo di esperti scientifici CEF ha concluso che i limiti riscontrati nel disegno sperimentale e nella conduzione di questi studi - in particolare l'uso di una sola dose Esatto quantitativo di una sostanza (per esempio una sostanza chimica o un nutriente) somministrata, consumata o assorbita da un singolo organismo, popolazione o ecosistema. per la maggior parte dei test - impediscono una valutazione affidabile della rilevanza di questi dati per la salute umana. Inoltre, per l’unico effetto testato con tre dosi di BPA, i risultati dei dati, se tracciati su grafico, sono così sparsi e variabili da non consentire l'individuazione di un valore di riferimento per l' immunotossicità Qualsiasi effetto avverso sul sistema immunitario (per esempio allergia o infiammazione) derivante dall'esposizione a sostanze tossiche. del BPA e non possono pertanto essere utilizzati per stabilire una DGT.

I principali limiti tecnici degli studi includono:

  • lo studio di un solo tipo di risposta immunitaria con tre dosi di BPA: non è possibile valutare le relazioni dose-risposta Rapporto tra il quantitativo di una sostanza cui è esposto un organismo, una popolazione o un ecosistema e il modo in cui esso/essa reagisce (per esempio, in termini di tossicità). con meno di tre dosi;
  • la mancanza di un controllo positivo per mettere a confronto l’effetto del BPA con quello di un agente immunosoppressore;
  • la mancanza del controllo dell’effetto “nidiata”, onde spiegare eventuali differenze tra animali provenienti da nidiate diverse;
  • l’insufficiente descrizione dello studio: per esempio non sono disponibili informazioni sul peso corporeo dell’animale, sulla fonte del BPA, sulla modalità di somministrazione orale, sul numero di madri e cuccioli;
  • assenza di valutazione statistica della risposta non lineare alla dose
  • nessuna menzione delle analisi della potenza dello studio, strumento statistico usato per calcolare la dimensione minima del campione dotata di significatività.

Quali sono i prossimi passi?

Nel dicembre 2014 l'EFSA ha ridotto la DGT del BPA da 50 a 4 µg/kg di peso corporeo/die. Impostando una DGT temporanea l'EFSA si è impegnata a valutare di nuovo il BPA nel 2017, una volta pubblicato lo studio biennale del National Toxicology Program statunitense.

All’EFSA si lavora a un "protocollo scientifico" per definire in anticipo le modalità per ricercare, analizzare e integrare tutte le nuove evidenze scientifiche non comprese nella precedente valutazione dell'EFSA. L’EFSA indirà una pubblica consultazione su tale lavoro preparatorio nel 2017, per far sì che i portatore di interesse possano esprimersi nel merito prima che la valutazione abbia inizio. 

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